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Sulle tracce degli Apostoli: Giacomo il Maggiore

Teofilo in cammino
Pubblicato da in Santi ·
Tags: apostologiacomomaggiore


Dopo la lectio divina sulla chiamata dei primi discepoli e l’approfondimento sull’apostolo Andrea, oggi scopriremo la storia di un altro dei fratelli meno conosciuti dei quattro primi chiamati: Giacomo fratello del più famoso Giovanni.

Da subito però mi sento in dovere di chiarire che per poter comprendere tutto quello che seguirà, bisogna tener presente che tratteremo tre nuclei principali:
  • 1. Il primo nucleo racchiude tutte le notizie che dell’apostolo ci da il Nuovo Testamento, e che si conclude con la sua morte per decapitazione.
  • 3. (e non mi sono sbagliato a mettere i numeri) Il terzo nucleo prende avvio dalla scoperta della tomba di Giacomo in Spagna, e include tutta la storia della devozione scaturita da questo evento, e che arriva fino a noi oggi.
  • 2. Il secondo nucleo, il più affascinante ma anche il più fumoso, contiene tutte quelle teorie, tradizioni, leggende, storie e riferimenti che lungo i secoli hanno tentato di collegare questi due eventi. Tutto questo per scoprire la storia del corpo di Giacomo, sparito nella Gerusalemme del 44 e riscoperto nella Compostela dell’812. In particolare due «leggende» attireranno la nostra attenzione:
    • A. La prima, ambientata prima della morte dell’apostolo, fa riferimento all’impossibile viaggio missionario di Giacomo in Spagna.
    • B. La seconda, ambientata subito dopo la sua morte, racconta di come il suo sepolcro sia stato portato a Campostella.



1. Quello che sappiamo dal Nuovo Testamento

Giacomo, figlio di Zebedeo, fratello di Giovanni, viene chiamato comunemente «il Maggiore» per distinguerlo da un altro Giacomo tra gli apostoli, figlio di Alfeo e  detto invece «il Minore». Insieme a suo fratello Giovanni, a Pietro e Andrea era pescatore a Betsaida, e qui, sulla riva del lago, viene chiamato da Gesù (Mt 4,21; Mc 1,19; Lc 5,10), accogliendolo poi nella casa di Pietro (Mc 1,29).

Sempre presente nella lista degli apostoli (Mt 10,2; Mt 3,17; Lc 6,14), insieme a Giovanni vengono chiamati da Gesù «Boanèrghes» cioè «figli del tuono» (Mc 3,17). Il loro temperamento li porta a chiedere a Gesù un trattamento di favore (Mc 10,35), e davanti al rifiuto di un villaggio di samaritani vorrebbero distruggerli con un fuoco dal cielo (Lc 9,54). Faceva parte, insieme a Pietro e Giovanni, del gruppo dei prediletti, invitati ad essere testimoni di fatti straordinari, come la resurrezione della figlia di Giairo (Mc 5,37; Lc 8,51), la trasfigurazione di Gesù sul monte (Mt 17,1; Mc 9,2; Lc 9,28), e la preghiera di Gesù nell’orto degli ulivi prima della passione (Mc 14,33). Il vangelo ricorda una sua domanda a Gesù sulla fine dei tempi (Mc 13,3).

Gli Atti degli Apostoli ci dicono la sua presenza nel cenacolo, insieme con gli altri apostoli, il giorno della Pentecoste (At 1,13), ma soprattutto ci racconta della sua uccisione, per decapitazione, ordinata da Erode Agrippa (At 12,2). Era il 44 d.C. ca, e da quel momento non ci sono più notizie certe fino all’812.



2.A. La leggenda del viaggio in Spagna prima della morte

Che Giacomo sia una figura centrale nella fede della penisola iberica è abbastanza evidente, per motivi che spiegheremo dopo. Nel frattempo dobbiamo accennare ad alcune «leggende» del VII secolo che raccontano dell’opera missionaria dell’apostolo in Spagna. Come tutti comprenderemo, visto che Giacomo viene martirizzato a Gerusalemme prima ancora della dispersione dei discepoli, è praticamente impossibile che queste tradizioni abbiano un qualche valore storico.

Il vangelo è arrivato all’estremo occidente dell’impero romano abbastanza presto, per alcuni ad opera di Paolo, e i primi a parlare di chiese in quella regione sono Ireneo di Lione (130-202; in Adversus haereses I, 10, 2), e Tertulliano (155-230 ca; in Adversus Iudaeos 7), seguiti poi da Cipriano di Cartagine (210-258), che in una Epistola, la numero 67, scrive alle chiese di Leon, Astorga e Merida, e accenna a quella di Saragoza. Nel sinodo di Elvira (oggi Granada) nel IV secolo, erano presenti 19 vescovi e 24 presbiteri.

La leggenda che vede Giacomo in Spagna viene fatta risalire a Isidoro di Siviglia (560 ca-636) e ad una versione latina del VII secolo del suo Breviarum Apostolorum. È stato però dimostrato come la frase sulla predicazione di Giacomo in Spagna, sia una un’aggiunta del traduttore latino che non compare nel testo originale greco. Comunque, anche se fosse originale, Isidoro muore nel 636 e quindi non può essere annoverato tra i testimoni della prima ora del culto di Giacomo in Spagna.

Altri testi, anche di ambito spagnolo, dal X secolo al XIII rigettano la tradizione della predicazione di Giacomo in Spagna, che invece prenderà piede nel secolo successivo, fino ad essere inserita nel Martirologio Romano (1586) dal cardinale Baronio (1538-1607), ma per essere poi successivamente da lui stesso respinta.



2.B. La leggenda dell’arrivo delle reliquie a Compostela

Il primo testo che cita il sepolcro in Galizia è il Martirologio di Floro (808-838), al giorno 25 luglio, ripreso alla lettera da quello di Adone (850-860). Al X secolo risalgono i primi testi che raccontano la traslazione del corpo di Giacomo, subito dopo il martirio, da Gerusalemme alla Spagna, mentre la descrizione della scoperta del sepolcro e la sua precisa collocazione cronologica al tempo del vescovo Teodomiro di Iria Flavia e del re Alfonso II il Cattolico o il Casto (tra l’812 e l’814) la si trova ancora più tardi, in un atto del 1077 e poi in testi di fine XI e inizio XII secolo.

La leggenda è contenuta nella Leggenda Aurea di Jacopo da Varagine (1228-1298), che si ispirò ad altri agiografi anteriori, come i domenicani Giovanni da Mailly (XIII sec.) e Bartolomeo da Trento (1190-1251 ca), ma che non citano mai esplicitamente le loro fonti, perdendosi così nella foschia della storia.

La Leggenda Aurea dopo aver ricordato il fantasioso ministero missionario di Giacomo in Spagna, racconta di come, dopo la morte dell’apostolo, i suoi discepoli, con una barca guidata da un angelo, ne trasportarono il corpo in Galizia per seppellirlo in un bosco vicino a Iria Flavia. Nei secoli le persecuzioni e le proibizioni di visitare il luogo fanno sì che della tomba si perdano memoria e tracce.

Aggiungendo fantasiosi dettagli alla storia, reale, della scoperta del sepolcro di Giacomo, il testo racconta di come l’eremita Pelagio, preavvertito da un angelo, vide strane luci simili a stelle sul monte Liberon, dove esistevano antiche fortificazioni probabilmente di un antico villaggio celtico.

Il vescovo Teodomiro, interessato dallo strano fenomeno, scoprì in quel luogo una tomba, probabilmente di epoca romana, che conteneva tre corpi, uno dei tre aveva la testa mozzata ed una scritta: «Qui giace Jacobus, figlio di Zebedeo e Salomé».

Anche se sono innumerevoli, e spesso discordanti tra di loro, le tradizioni che riguardano l’arrivo delle reliquie di Giacomo in Spagna, non chiariscono affatto come e chi in realtà abbia portato il corpo dell’apostolo in Galizia.



3. La storia del culto di Giacomo

Presso il sepolcro di Giacomo, quasi subito inizia la consuetudine del pellegrinaggio. Il «Cammino» divenne in epoca medievale popolarissimo, donando a Compostela la stessa importanza di Roma e Gerusalemme. Il Codex calixtinus (1139-1173), un insieme di testi per il culto compostelano a Giacomo, descrive le principali rotte da Italia, Francia, Germania, Inghilterra, Paesi Bassi, senza dimenticare Spagna e Portogallo. Comunque per tutti al termine del cammino si arrivava a Santiago, magari spingendosi fino a Finisterre, per ammirare l’Atlantico dal bordo del mondo allora conosciuto, bruciare le vesti da pellegrino e prepararsi al viaggio di ritorno.

La nascita, lo sviluppo ed il ruolo della città che sorse intorno alla tomba dell’apostolo sono strettamente legati alla crescita del culto ed ai pellegrinaggi. Sul sepolcro di Giacomo viene costruita una prima chiesetta da Alfonso II (791-842), affidata ad una comunità di monaci. Ingrandita e abbellita nell’899 da Alfonso III il Grande (866-910), la chiesetta viene distrutta nel 997 (ma senza che il sepolcro sia toccato) e riedificata. Sopra di questa, nel 1075 si inizia la costruzione della grandiosa basilica romanica dedicata a Giacomo, portata a termine nel 1128 e tuttora esistente, con aggiunte fino al secolo XIX.

Se la tradizione del rinvenimento delle reliquie di Giacomo, e in particolare il più tardo racconto della loro traslazione da Gerusalemme, sono stati oggetto di notevoli critiche relativamente al loro valore storico, gli scavi archeologici presso la tomba (1878-1879 e 1946-1959) hanno invece confermato quanto le pur tardi fonti affermano relativamente alla descrizione del sepolcro. Il papa Leone XIII (1810-1903), con la bolla Deus omnipotens del 1° novembre 1884, ha dichiarato solennemente l’autenticità delle reliquie conservate a Santiago di Compostela.



L’iconografia di Giacomo

Su vari livelli scorrono le rappresentazione iconografiche di Giacomo che venne considerato, di volta in volta e spesso contemporaneamente, apostolo, protettore dei pellegrini, celeste cavaliere patrono della Reconquista, e protagonista di numerose leggende e tradizioni diffuse di pellegrini in tutta Europa.

Le rappresentazioni più antiche lo raffigurano come apostolo e, quindi, con la tunica, i piedi scalzi e con in mano il libro della missione apostolica. Con l’affermarsi del pellegrinaggio a Compostela, vicino a questa immagine comincia ad apparirne una nuova che fa riferimento soprattutto che fa riferimento alla sua funzione di protettore di pellegrini.

Sulle sue vesti
inizia ad affacciarsi una conchiglia che, spesso, coesiste con gli attributi apostolici creando un tipo più diffuso. Con lo sviluppo incontenibile del pellegrinaggio il santo, secondo un processo di identificazione con i propri devoti, ne assume tutti gli elementi che li caratterizzano e che servono al lungo viaggio: un lungo bordone, un cappello ad ampie falde per proteggersi dal sole, una mantellina che copre le spalle ed una bisaccia.

La figura dell’apostolo-pellegrino ha il suo momento di auge nel XVI sec., mentre la controriforma ed il barocco imporranno di nuovo il tipo apostolico, riducendo al minimo i segni del pellegrinaggio che si manterranno invece nell’iconografia popolare.

Nella cattedrale di Santiago troviamo, rappresentati nel XII e XIII sec., i prototipi di due nuovi modelli iconografici. Innanzitutto quello di Giacomo sedente, che accoglie in trono all’ingresso della cattedrale i propri devoti. Una statua romanica, egualmente sedente, si trova sopra il suo sepolcro.

L’altro tipo iconografico che troviamo nella cattedrale di Santiago è quello di Giacomo cavaliere, del «soldato di Cristo», del «difensore della fede», del «matamoros» patrono della Reconquista e santo militare degli spagnoli. Discende dai cieli con una spada fiammeggiante, con una bandiera rosso-crociata, in difesa delle truppe cristiane. In tale attitudine costituisce anche il tipo più diffuso nel mondo latino-americano.



Buon cammino


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