trasfigurazione - Blog - Teofilo in cammino

Teofilo
in cammino
Vai ai contenuti

Menu principale:

Lectio su Matteo 17,1-9: La Trasfigurazione di Gesù (II Domenica di Quaresima)

Teofilo in cammino
Pubblicato da in Lectio divina ·
Tags: vangelotrasfigurazionelectiodivinaquaresima


LETTURA

Testo (Matteo 17,1-9)

1 Sei giorni dopo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. 2 E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. 3 Ed ecco, apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui. 4 Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia».  5 Egli stava ancora parlando, quando una nube luminosa li coprì con la sua ombra. Ed ecco una voce dalla nube che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo». 6 All’udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. 7 Ma Gesù si avvicinò, li toccò e disse: «Alzatevi e non temete». 8 Alzando gli occhi non videro nessuno, se non Gesù solo. 9 Mentre scendevano dal monte, Gesù ordinò loro: «Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti».



Comprensione del testo

La trasfigurazione illumina la salita del Figlio dell’uomo a Gerusalemme. Poco prima (Matteo 16,21-23), Gesù comincia solennemente a rivelare il mistero del Figlio dell’uomo sofferente e glorioso. Seguiranno altri due annunzi della passione e della risurrezione (Matteo 17,22-23; 20,17-19). Ai discepoli che non riescono a comprendere la via che intende seguire il loro maestro, Dio fa intravedere la gloria misteriosa del suo Figlio ed esige da loro che ascoltino il suo insegnamento.
  • Matteo 16,21-22: Da allora Gesù cominciò a spiegare ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei capi dei sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risorgere il terzo giorno. Pietro allora lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo dicendo: «Dio non voglia, Signore; questo non ti accadrà mai». Ma egli, voltandosi, disse a Pietro: «Va’ dietro a me, Satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!».
  • Matteo 17,22-23: Mentre si trovavano insieme in Galilea, Gesù disse loro: «Il Figlio dell’uomo sta per essere consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno, ma il terzo giorno risorgerà». Ed essi furono molto rattristati.
  • Matteo 20,17-19: Mentre saliva a Gerusalemme, Gesù prese in disparte i dodici discepoli e lungo il cammino disse loro: «Ecco, noi saliamo a Gerusalemme e il Figlio dell’uomo sarà consegnato ai capi dei sacerdoti e agli scribi; lo condanneranno a morte e lo consegneranno ai pagani perché venga deriso e flagellato e crocifisso, e il terzo giorno risorgerà».

v. 1
Sei giorni dopo
L’inciso «sei giorni dopo» è stato oggetto di varie interpretazioni, anche perché, in senso più generale, la cronologia degli eventi narrati nei vangeli è molto complessa. Qualcuno ritiene che tale frase sia un’anticipazione della settimana della passione. Migliore sembra l’ipotesi che legge «sei giorni dopo» sullo sfondo del racconto del libro dell’Esodo (24,16).
  • Esodo 24,16: La gloria del Signore venne a dimorare sul monte Sinai e la nube lo coprì per sei giorni. Al settimo giorno il Signore chiamò Mosè dalla nube.

alto monte
Il monte è un elemento caratteristico del vangelo di Matteo. È il luogo della tentazione, è il lungo del Discorso della Montagna, è il luogo dove Gesù si mostrerà risorto ai suoi discepoli.

v. 2
fu trasfigurato
Lett.: «metamorfizzato, cambiato». Coniugato al «passivo teologico» indica che anche se Gesù, come Dio, avrebbe potuto trasfigurarsi da solo, lascia che sia il Padre ad agire: certamente è solo una questione di stile, perché nella Trinità, le Persone divine agiscono sempre insieme. Generalmente questo verbo indica un cambiamento spirituale (Romani 12,2; 2Corinzi 3,18). Questa trasformazione è qui visibile nel volto di Gesù e nelle sue vesti. Come nelle apocalissi ebraiche, le vesti splendenti sono segni della gloria celeste, concessa agli eletti i quali diventano simili agli angeli (Matteo 28,3; Apocalisse 3,4; 4,4). Questo episodio misterioso ha unicamente un significato nella prospettiva della gloriosa risurrezione di Cristo, di cui essa è, secondo l’evangelista, chiaramente un’anticipazione.
  • Romani 12,2: Non conformatevi a questo mondo, ma lasciatevi trasformare rinnovando il vostro modo di pensare, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto.
  • 2Corinzi 3,18: E noi tutti, a viso scoperto, riflettendo come in uno specchio la gloria del Signore, veniamo trasformati in quella medesima immagine, di gloria in gloria, secondo l’azione dello Spirito del Signore.
  • Matteo 28,3: Il suo aspetto era come folgore e il suo vestito bianco come neve.
  • Apocalisse 3,4: Tuttavia a Sardi vi sono alcuni che non hanno macchiato le loro vesti; essi cammineranno con me in vesti bianche, perché ne sono degni.
  • Apocalisse 4,4: Attorno al trono c’erano ventiquattro seggi e sui seggi stavano seduti ventiquattro anziani avvolti in candide vesti con corone d’oro sul capo.

il suo volto brillò come il sole
Si tratta di un’immagine presa da Daniele (12,3,) che si trova anche nella letteratura apocalittica apocrifa, e che richiama il cantico di Debora del libro dei Giudici (5,31). Secondo alcuni commentatori la descrizione del volto di Gesù nella trasfigurazione richiamerebbe le parole di Gesù sui giusti pronunciate in Matteo 13,43: la trasfigurazione mostra già ora, attraverso di lui, quella che sarà la sorte di tutti i giusti.
  • Daniele 12,3: I saggi risplenderanno come lo splendore del firmamento; coloro che avranno indotto molti alla giustizia risplenderanno come le stelle per sempre.
  • Giudici 5,31: Così periscano tutti i tuoi nemici, Signore! / Ma coloro che ti amano siano come il sole, / quando sorge con tutto lo splendore.
  • Matteo 13,43: Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro. Chi ha orecchi, ascolti!

v. 3
apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui
Mosè ed Elia, più che rappresentare rispettivamente la Legge e i Profeti, appaiono qui quali precursori o testimoni dell’Alleanza. Elia doveva essere il precursore del Messia (Malachia 3,23-24; Siracide 48,9-10) e viene identificato dal vangelo con Giovanni il Battista (Matteo 17,10-13), fatto uccidere da Erode (Matteo 14,3-12). Secondo la tradizione entrambi, al momento della loro morte, sono stati assunti in cielo da Dio. Di Elia ce ne parla direttamente l’AT (2Re 2,11), mentre quella di Mosè è raccontata da una leggenda riportata da Giuseppe Flavio (Antichità giudaiche, Libro IV, cap. 8).
  • Malachia 3,23-24: Ecco, io invierò il profeta Elia prima che giunga il giorno grande e terribile del Signore: egli convertirà il cuore dei padri verso i figli e il cuore dei figli verso i padri perché io, venendo non colpisca la terra con lo sterminio.
  • Siracide 48,9-10: Tu [Elia] sei stato assunto in un turbine di fuoco, su un carro di cavalli di fuoco; tu sei stato designato a rimproverare i tempi futuri, per placare l’ira prima che divampi, per ricondurre il cuore del padre verso il figlio e ristabilire le tribù di Giacobbe.
  • Matteo 17,10-13: Allora i discepoli gli domandarono: «Perché dunque gli scribi dicono che prima deve venire Elia?». Ed egli rispose: «Sì, verrà Elia e ristabilirà ogni cosa. Ma io vi dico: Elia è già venuto e non l’hanno riconosciuto; anzi, hanno fatto di lui quello che hanno voluto. Così anche il Figlio dell’uomo dovrà soffrire per opera loro». Allora i discepoli compresero che egli parlava di Giovanni il Battista.
  • Matteo 14,3-12: … Il re [Erode] si rattristò, ma a motivo del giuramento e dei commensali ordinò che le venisse data e mandò a decapitare Giovanni in prigione …
  • 2Re 2,11: Mentre continuavano a camminare conversando, ecco un carro di fuoco e cavali di fuoco si interposero fra loro due. Elia salì nel turbine verso il cielo.
  • Giuseppe Flavio, Antichità giudaiche, Libro IV, cap. 8: [Mosè] Giunto al Monte detto Abari, è un’altura situata di fronte a Gerico e dalla cui cima offre un’ampia vista della terra dei Cananei, egli licenziò gli anziani. E mentre si congedava da Eleazaro e da Giosuè, quando ancora si intratteneva con essi, improvvisamente scese su di lui una nube ed egli scomparve in una valle. Ma egli stesso nei libri sacri scrisse che morì, per timore che a motivo della sua iperbolica virtù, qualcuno si avventurasse ad affermare che sia ritornato alla Divinità.

v. 4
è bello per noi essere qui
La formulazione è equivoca: «è bello» per Pietro, nella sua gioia presente, o per i personaggi misteriosi che desidera servire? Ad ogni modo, Pietro comprende male la situazione e sogna di prolungarla.

tre capanne
Possibile allusione alla festa delle capanne (Esodo 23,16; Levitico 23,27-34; Deuteronomio 16,13).
  • Esodo 23,16: Osserverai la festa della mietitura, cioè dei primi frutti dei tuoi lavori di semina nei campi, e poi, al termine dell’anno, la festa del raccolto, quando raccoglierai il frutto dei tuoi lavori nei campi.
  • Deuteronomio 16,13: Celebrerai la festa delle Capanne per sette giorni, quando raccoglierai il prodotto della tua aia e del tuo torchio.

v. 5
una nube luminosa li coprì
La nube è un segno della manifestazione di Dio (2Maccabei 2,7-8) come lo era stata sul Sinai (Esodo 19,16; 24,15-16), sulla tenda del convegno (Esodo 40,34-35) e sul tempio (1Re 8,10-12).
  • Esodo 19,16: Il terzo giorno, sul far del mattino, vi furono tuoni e lampi, una nube densa sul monte e un suono fortissimo di corno: tutto il popolo che era nell’accampamento fu scosso da tremore.
  • Esodo 24,15-16: Mosè salì sul dunque sul monte e la nube coprì il monte. La gloria del Signore venne a dimorare  sul monte Sinai e la nube lo coprì per sei giorni. Al settimo giorno il Signore chiamò Mosè dalla nube
  • Esodo 40,34-35: Allora la nube coprì la tenda del convegno e la gloria del Signore riempì la Dimora. Mosè non poté entrare nella tenda del convegno, perché la nube sostava su di essa e la gloria del Signore riempiva la Dimora.
  • 1Re 8,10-12: Appena i sacerdoti furono usciti dal santuario, la nube riempì il tempio del Signore, e i sacerdoti non poterono rimanervi per compiere il servizio a causa della nube, perché la gloria del Signore riempiva il tempio del Signore. Allora Salomone disse: «Il Signore ha deciso di abitare nella nube oscura».
  • 2Maccabei 2,7-8: Geremia, quando venne a saperlo, li rimproverò dicendo: «Il luogo deve restare ignoto, finché Dio non avrà riunito la totalità del popolo e si sarà mostrato propizio. Allora il Signore mostrerà queste cose e si rivelerà la gloria del Signore e la nube, come appariva sopra Mosè, come già avvenne quando Salomone chiese che il luogo fosse solennemente santificato».

Ascoltatelo
Al battesimo (Matteo 3,17), la voce del cielo aveva presentato Gesù come il Figlio, il Servo. Alla trasfigurazione essa lo presenta innanzitutto come il Profeta che tutto il popolo deve ascoltare. Prima era rivolta a Gesù, ma ora ai discepoli e, tramite loro, alle «folle».
  • Matteo 3,17: Ed ecco una voce dal cielo che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento».



MEDITAZIONE

Interpretazione del testo

L’episodio della trasfigurazione è comune a tutti e tre i vangeli sinottici (Matteo, Marco e Luca). Questi sono anche concordi nel riportare la sequenza degli episodi che precedono il racconto, e cioè la confessione di Pietro a Cesarea (Matteo 16,1-20) e il primo annuncio della passione, morte e risurrezione (Matteo 16,21-23). È in relazione a questi eventi già accaduti che bisogna interpretare questa avviene dopo (Matteo 17,1) sul monte, e in relazione a quelli che non hanno ancora avuto luogo, ma che vengono anticipati dalle parole di Gesù. La logica è chiara: ai discepoli l Padre vuole mostrare la gloria del Figlio. Ciò deve accadere prima che, a causa degli eventi che da lì a poco precipiteranno, si mostri non più il suo volto «trasfigurato», ma quello «sfigurato» del crocifisso.

vv. 1-2
Sei giorni dopo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce.
Nell’organizzare la scena, Matteo di distingue dagli altri vangeli per alcuni elementi peculiari, alcuni dei quali si spiegano a partire dalla tradizione rabbinica. Il «volto» di Gesù è paragonabile a quello trasfigurato di Mosè sul Sinai, che scendeva dal monte senza sapere che la pelle del suo viso era raggiante (Esodo 34,29-35), e che però doveva tenere velato. Qui però c’è una differenza rispetto a Mosè: mentre la realtà più profonda di Gesù è «velata» per tutto il vangelo, questa è l’unica volta che quel velo è, per un breve tempo, tolto, e qualcosa della sua gloria trascendente è visibile ai discepoli. Il dettaglio delle «vesti» luminose di Gesù è ancor più interessate, perché per Matteo esse non sono semplicemente, come per Marco (9,3), bianche in modo straordinario, ma sono «come la luce».

v. 3
Ed ecco, apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui.
Molti interpreti si sono chiesti che cosa significasse la presenza di questi due uomini sul monte. Se per alcuni essi rappresenterebbero la Legge e i Profeti, altri criticano questa soluzione, e ultimamente è stata avanzata l’ipotesi che essi piuttosto siano importanti per quanto Gesù sta vivendo nel momento in cui sale su quella montagna. Mosè ed Elia hanno vissuto eventi paragonabili alla reazione di Pietro all’annuncio della passione di Gesù, che ha avuto luogo pochi giorni prima, ma è stato narrato appena prima (Matteo 16,21-23). L’analogia tra gli eventi è data dal fatto che al modo in cui Gesù interpreta il rifiuto di Pietro (come una nuova tentazione, analoga a quelle all’inizio del suo ministero, perché Pietro è come satana. Matteo 16,23), così Mosè provò l’esperienza del vitello d’oro ed Elia quella della fuga verso l’Oreb. Questi due fatti ebbero luogo proprio su un monte, dopo un fallimento del popolo d’Israele che aveva, nel primo caso, costruito un idolo e, nel secondo, sostenuto i profeti di Baal contro cui Elia doveva lottare. A fronte di queste due delusioni, sia Mosè sia Elia chiedono a Dio di morire (Esodo 32,32 e 1Re 19,4), ma, come risposta, a tutti e due è concessa la visione di Dio. Mosè, spaventato, però, si nasconde nella rupe (Esodo 33,21-22), ed Elia si copre il volto (1Re 19,32). Mentre loro non vedono Dio, ora stanno davanti a Gesù, nella sua gloria, e non si velano più il volto: non hanno più paura di lui, perché Gesù è il Figlio amato. Al termine, il Padre conferma ai tre discepoli, Pietro incluso, la strada che Gesù dovrà intraprendere.

vv. 4-5
Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Egli stava ancora parlando, quando una nube luminosa li coprì con la sua ombra. Ed ecco una voce dalla nube che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo».
La trasfigurazione dunque non è solo un momento di consolazione per Gesù, che viene rafforzato nel proposito – appena annunciato ai suoi – di dover salire a Gerusalemme: è un insegnamento per gli apostoli, in primo luogo Pietro, colui che più e ha bisogno, perché non ha capito la logica di Dio e segue solo quella umana. Il primo dei discepoli, però, nemmeno ora mostra di capire e pensa di poter rimanere sul monte pur di non andare a Gerusalemme. La voce di Dio allora viene a istruire lui e gli altri: «Ascoltatelo».

vv. 6-9
All’udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. Ma Gesù si avvicinò, li toccò e disse: «Alzatevi e non temete». Alzando gli occhi non videro nessuno, se non Gesù solo. Mentre scendevano dal monte, Gesù ordinò loro: «Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti».
Matteo insiste anche sul dettaglio, esclusivamente suo, della paura di Pietro, Giacomo e Giovanni, che li porta a cadere a terra. Anche in Marco (9,6) si accenna a una reazione dei tre spettatori, ma Matteo la amplifica e la rilegge secondo un ulteriore contesto, che riguarda un’altra esperienza biblica di visione, quella narrata in Daniele (cap. 10). Per Matteo, però, diversamente per Marco, la paura non nasce dall’aver visto qualcosa, ma dall’aver ascoltato la voce di Dio, che ammonisce e invita Pietro a fidarsi del Maestro. Gesù viene sostenuto dal Padre nel suo progetto di andare a Gerusalemme, ma non insiste nel rimproverare coloro che non hanno ancora capito: in un gesto di prossimità, li tocca e li invita a non temere. Insiste però su quanto aveva annunciato prima, e come un buon maestro, lo ripete: parla ancora della sua morte e della sua risurrezione. Questa volta, Pietro non dice nulla.



Applicazione alla mia vita

Gesù la croce ci spaventa. Sempre. Anche quando sappiamo che è l’unica strada. Anche quando sappiamo che se vogliamo essere tuoi discepoli, dobbiamo seguirti sulla strada che tu hai scelto. Noi desideriamo sempre una strada alternativa, meno impegnativa, meno dolorosa, e ce la prendiamo con te, perché pensiamo di poterti insegnare che, qualche volta, cambiare strada, non è sbagliato. Almeno non così tanto. E ci ritroviamo a impersonare il ruolo di satana, del diavolo, del divisore.

Ma, anche se in questi momenti, noi siamo come il nemico, tu non smetti di amarci. Ci prendi per mano e ci porti sul monte. Lì, nella preghiera, lontani dal trambusto dalla vita quotidiana, ti fai conoscere. Nella stanza più segreta del nostro cuore, lì dove il Padre vede, ti fai vedere. Nella parola che sempre ci rivolgi, ci parli. La tua luce illumina il nostro sguardo, il tuo amore riscalda il nostro cuore, la tua parola riempie la nostra mente.

E comprendiamo Signore, che solo in te possiamo stare. Che solo tu dai senso alla nostra vita. E che nulla siamo senza di te. Certo, la tua luce è troppo forte e ci acceca, il tuo amore è troppo grande e non siamo in grado di accoglierlo, la tua parola è troppo profonda e non riusciamo a comprenderla. I dubbi che ci hanno portato sul monte, tornano a casa con noi. Ma almeno adesso sappiamo che possiamo fidarci di te. La croce continua a farci paura, ma adesso sappiamo che tu ci darai la forza di salirci sopra. Con te.



PREGHIERA

  • Signore, la croce che vivo nella mia vita…
  • Signore, tu mi porti sul monte per farti conoscere…
  • Signore, aiutami…



CONTEMPLAZIONE

Gusto, senza più bisogno di parole, la presenza di Dio.
Cerco di vedere me stesso e il mondo come li vede lui.



Preghiera finale (Salmo 27)

Il Signore è mia luce e mia salvezza:
di chi avrò timore?
Il Signore è difesa della mia vita:
di chi avrò paura?
Quando mi assalgono i malvagi
per divorarmi la carne,
sono essi, avversari e nemici,
a inciampare e cadere.
Se contro di me si accampa un esercito,
il mio cuore non teme;
se contro di me si scatena una guerra,
anche allora ho fiducia.
Una cosa ho chiesto al Signore,
questa sola io cerco:
abitare nella casa del Signore
tutti i giorni della mia vita,
per contemplare la bellezza del Signore
e ammirare il suo santuario.
Nella sua dimora mi offre riparo
nel giorno della sventura.
Mi nasconde nel segreto della sua tenda,
sopra una roccia mi innalza.
E ora rialzo la testa
sui nemici che mi circondano.
Immolerò nella sua tenda sacrifici di vittoria,
inni di gioia canterò al Signore.
Ascolta, Signore, la mia voce.
Io grido: abbi pietà di me, rispondimi!
Il mio cuore ripete il tuo invito:
«Cercate il mio volto!».
Il tuo volto, Signore, io cerco.
Non nascondermi il tuo volto,
non respingere con ira il tuo servo.
Sei tu il mio aiuto, non lasciarmi,
non abbandonarmi, Dio della mia salvezza.
Mio padre e mia madre mi hanno abbandonato,
ma il Signore mi ha raccolto.
Mostrami, Signore, la tua via,
guidami sul retto cammino,
perché mi tendono insidie.
Non gettarmi in preda ai miei avversari.
Contro di me si sono alzàti falsi testimoni
che soffiano violenza.
Sono certo di contemplare la bontà del Signore
nella terra dei viventi.
Spera nel Signore, sii forte,
si rinsaldi il tuo cuore e spera nel Signore.
 


Torna ai contenuti | Torna al menu