Ci trattarono con gentilezza
Da domani 18 gennaio, e fino al 25, vivremo la Settimana di Preghiera per l’Unità dei Cristiani, che per questo 2020 ha come titolo: «Ci trattarono con gentilezza», citazione degli Atti degli Apostoli (28,2), in cui si racconta di come Paolo, scampato al naufragio, si ritrovasse insieme ai suoi compagni di viaggio, sull’isola di Malta, e di come qui vengano accolti, riscaldati, rifocillati e ospitati con «rara umanità» per tre mesi. «Ci colmarono di molti onori e, al momento della partenza, ci fornirono del necessario».
Una storia quindi di viaggio in mare, di naufragio e di accoglienza. Come viene precisato nella presentazione dei testi che accompagneranno la preghiera in questa settimana, «nel racconto degli Atti, l’amore provvidente di Dio viene reso presente dalla filantropia dei maltesi di allora, a cui i cristiani della Malta di oggi contrappongono l’indifferenza di chi, di fronte all’attuale crisi migratoria, si volta a guardare dall’altra parte».
Il lungo cammino
Ma quella di quest’anno è solo la più recente tappa di un cammino ecumenico che viene da lontano. La situazione era abbastanza complicata, come prova a spiegare l’immagina qui vicino. Il primo tentativo di pregare per l’unità, fu quello dell’anglicano inglese Spencer Jones e dell’episcopaliano americano Francis Wattson nel 1907. Dall’anno successivo si decisero gli otto giorni tra il 18 (festa protestante della Confessione di Pietro e festa cattolica della Cattedra di san Pietro) e il 25 gennaio (Conversione di san Paolo)..
Per i cattolici le cose però erano un po’ più complicate. Benché approvata da papa Pio X, ufficialmente non doveva essere una preghiera comune con gli altri cristiani, ma una preghiera «per il ritorno a Roma dei dissidenti».
Ma il vero inventore e il primo ad usare ufficialmente la denominazione «Settimana di Preghiera per l’Unità dei Cristiani» fu l’abate francese Paul-Irénée Couturier (1881-1953), padre dell’«ecumenismo spirituale». Egli orientò la preghiera alla richiesta, anche da parte cattolica, alla riconciliazione reciproca per camminare verso l’unità, nella convinzione che «non si prega per la conversione di una chiesa, ma per la conversione a Cristo».
Questa nuova direzione convinse altre chiese ad unirsi all’iniziativa, a partire da quelle protestanti, che fino a quel momento avevano organizzato una settimana simile ma separata. Nel 1948, con la fondazione del Consiglio ecumenico delle Chiese, la Settimana si diffuse sempre di più in sempre più chiese nel mondo. Nel 1960 Giovanni XXIII istituisce come una delle commissioni preparatorie al Vaticano II (1962-1965) il Segretariato per l’unione dei cristiani.
La svolta del Concilio
Al Concilio furono invitati come «delegati fraterni» membri autorevoli delle Chiese separate, e vennero annullate le reciproche scomuniche pronunciate nel Grande Scisma del 1054 tra Roma e Costantinopoli. Inoltre si approvò il decreto «Unitatis Redintegratio» (= Il ristabilimento dell’unità), che definisce il movimento ecumenico come «l’insieme di attività e iniziative che, a seconda delle varie necessità della Chiesa e opportunità dei tempi, sono suscitate e ordinate a promuovere l’unità dei Cristiani» (n. 4).
Nel decreto viene chiarito che sono necessari «in primo luogo, tutti gli sforzi per eliminare parole, giudizi e opere che non rispecchiano con equità e verità la condizione dei fratelli separati e perciò rendono più difficili le mutue relazioni con essi; poi, in congressi che si tengono con intento e spirito religioso tra cristiani di diverse Chiese o comunità, il dialogo avviato tra esponenti debitamente preparati, nel quale ognuno espone più a fondo la dottrina della propria comunità e ne presenta con chiarezza le caratteristiche».
Questo per ricercare «l’equità e la verità, la concordia e la collaborazione, la carità fraterna e l’unione, cosicché per questa via a poco a poco, superati gli ostacoli frapposti alla perfetta comunioni ecclesiastica, tutti i cristiani, nell’unica celebrazione dell’eucaristia, si riuniscano in quella unità dell’unica Chiesa, che Cristo fin dall’inizio donò alla sua Chiesa».
Perché tutti i cristiani percepiscano di condividere gli stessi valori, è indispensabile che «i cattolici con gioia riconoscano e stimino i valori veramente cristiani, promananti dal comune patrimonio, che si trovano presso i fratelli separati».
Il Magistero papale dopo il Concilio
Dopo il Concilio l’ecumenismo è da allora costantemente sostenuto dalla Chiesa cattolica. Paolo VI confermò il Segretariato per l’unione dei cristiani come un dicastero permanente della Curia romana, e continuò gli incontri ufficiali con i leader religiosi di chiese separate, iniziati già nel 1964 con quello con il patriarca di Costantinopoli Atenagora. Poi con l’arcivescovo i Canterbury (1966), con il patriarca siro ortodosso d’Antiochia (1971) e con il patriarca della Chiesa ortodossa copta (1973).
Tutti i pontefici successivi continuarono a consolidare questi legami, e a crearne di nuovi, spesso arrivando a dichiarazioni comuni. Nel 1988, Giovanni Paolo II, con la costituzione apostolica «Pastor Bonus», cambia il nome del Segretariato in Pontificio consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani. Sotto il suo pontificato, nel 1993, avvenne la firma della Dichiarazione di Balamand (Libano), in cui i Patriarcati ortodossi e la Chiesa cattolica hanno riconosciuto la validità del battesimo, celebrato dalle rispettive confessioni.
Benedetto XVI dichiarò il dialogo ecumenico tra i fini principali del suo pontificato, che lo portarono alla pubblicazione in russo del suo libro «Introduzione al cristianesimo» con un’introduzione del metropolita ortodosso di Mosca e di tutte le Russie, Cirillo, e poi la presentazione della traduzione russa dell’enciclica «Spe salvi» da parte del protettore dell’Accademia teologica russa, Vladimir Shmalij.
Sono storia recente le nuove aperture di papa Francesco: l’incontro con il patriarca di Mosca Cirillo, e con il presidente della Federazione Luterana Mondiale in occasione della cerimonia congiunta nel 500° anniversario della Riforma, entrambe nel 2016.
Oggi il Consiglio ecumenico delle chiese include 349 Chiese: la maggior parte delle Chiese ortodosse, la Comunione anglicana, numerose Chiese protestanti, alcune battiste, molte luterane, medotiste e riformate, alcune Chiese pentecostali, alcune Vetero cattoliche e un vasto campione di Chiese indipendenti. La Chiesa cattolica non ne fa parte come membro, ma i cattolici sono membri effettivi della commissione teologica.
Preghiera ecumenica
O Dio del perdono,
liberaci dalle dolorose memorie del passato,
che feriscono la nostra comune identità cristiana.
Guidaci verso la riconciliazione cosicché,
per la potenza dello Spirito Santo,
possiamo vincere l’odo con l’amore,
la rabbia con la gentilezza, e il sospetto con la fiducia.
Te lo chiediamo nel nome
del tuo amato Figlio, nostro Fratello, Gesù.
Amen.
Buon cammino
Per approfondire:
- Che cosa è l’ecumenismo spirituale, in trappistevitorchiano.it
- Enzo Bianchi, Ecumenismo: l’unità plurale dei cristiani, in monasterodibose.it
- Materiale per la Settimana 2020, in prounione.it
- Paolo Rappellino, Quali e quante sono le chiese cristiane? Una grande famiglia, in famigliacristiana.it