LETTURA
Introduzione
Il cosiddetto «Discorso della montagna», il primo lungo discorso di Gesù in Matteo, è probabilmente la parte dei vangeli che ha avuto più interpretazioni. Le parole di Gesù sono state comprese durante i secoli nei modi più svariati. La ragione sta nel fatto che tra i cinque di Matteo, quello della montagna «non è un qualsiasi discorso: sul piano ermeneutico, ha una rilevanza unica, perché offre al lettore una visuale programmatica dell’opera del Messia» (M. Grilli).
Un modo semplice di dividere il Discorso è:
- 5,1-2: Introduzione;
- 5,3-12: le Beatitudini;
- 5,13-16: due detti centrati sull’identità dei discepoli;
- 5,17-48: diversi insegnamenti sul rapporto tra Gesù e la Legge e il modo di metterla in pratica;
- 6,1-18: sulle pratiche giudaiche di elemosina, preghiera e digiuno;
- 6,19-34: sulla provvidenza;
- 7,1-12: i rapporti con i fratelli, coi pagani e con Dio;
- 7,13-14: il confronto tra le due vie;
- 7,15-20: due generi di profeti;
- 7,21-23: due specie di discepoli;
- 7,24-27: parabola delle due case.
13 Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente.
14 Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra un monte, 15 né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa. 16 Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli.
Comprensione del testo
v. 13
Voi siete
Dopo le Beatitudini, alcune parole di Gesù definiscono il ruolo dei discepoli, che sono «sale» e «luce». Due detti e insegnamenti centrati sull’identità dei discepoli, mostrano non quello che essi devono diventare, ma quello che essi sono già.
sale
Il «sale» rende i cibi saporosi (Gb 6,6: «Si mangia forse un cibo insipido, senza sale?»). Data la sua capacità di conservarli (Bar 6,27: «le mogli di costoro ne pongono sotto sale una parte»), esso serve a indicare il valore duraturo di un contratto: un’alleanza di sale (Nm 18,19: «Io do a te, ai tuoi figli e alle tue figlie con te, per legge perenne, tutte le offerte di cose sante che gli Israeliti preleveranno per il Signore. È un’alleanza inviolabile [lett.: “di sale”], perenne, davanti al Signore, per te e per la tua discendenza con te»), un patto perpetuo (2Cr 13,5: «Non sapete forse che il Signore, Dio d’Israele, ha concesso il regno a Davide su Israele per sempre, a lui e ai suoi figli, con un’alleanza inviolabile [lett.: “di sale”]?»).
Matteo interpreta la parola di Gesù (Lc 14,34: «Buona cosa è il sale, ma se anche il sale perde il sapore, con che cosa verrà salato?»; Mc 9,50: «Buona cosa è il sale; ma se il sale diventa insipido, con che cosa gli darete sapore? Abbiate sale in voi stessi e siate in pace gli uni con gli altri») affermando che il credente deve conservare e rendere gustoso il mondo degli uomini nella sua alleanza con Dio. Altrimenti no serve più a niente e merita di essere gettato fuori (cf Lc 14,35: «Non serve né per la terra né per il concime e così lo buttano via»).
della terra
Quando (come in Mt 5,5: «Beati i miti, perché avranno in eredità la terra») ricorre il sostantivo «terra», il lettore doveva intendere quella «di Israele» (a cui fa esplicito riferimento Mt 2,20-21: «“Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e va’ nella terra d’Israele; sono morti infatti quelli che cercavano di uccidere il bambino”. Egli [Giuseppe] si alzò, prese il bambino e sua madre ed entrò nella terra d’Israele»). In altri contesti (Mt 10,15: «In verità io vi dico: nel giorno del giudizio la terra di Sodoma e Gomorra sarà trattata meno duramente di quella città»; 11,24: «Ebbene, io vi dico: nel giorno del giudizio, la terra di Sodoma sarà trattata meno duramente di te [Cafarnao]!»), il riferimento è a un altro territorio, oppure si intende il «terreno» (Mt 13,5.8.23: «Un’altra parte cadde sul terreno sassoso…» o 25,18: «Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone»).
se il sale perde il sapore
Il rischio è quello di perdere la forza che viene dalle opere buone e dalla testimonianza originata dalla persecuzione.
e calpestato dalla gente
Lett.: «così da essere calpestato dalla gente».
v. 14
luce
Nell’AT la luce simboleggia Dio, salvatore del suo popolo (cf Is 9,1: «Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce»; Sal 27,1: «Il Signore è mia luce e mia salvezza»), e la sua Legge (cf Sal 119,105: «Lampada per i miei passi è la tua parola, luce sul mio cammino»); in modo particolare il Servo di YHWH è chiamato «luce del mondo» (cf Is 42,6: «Io, il Signore, ti ho chiamato per la giustizia e ti ho preso per mano; ti ho formato e ti ho stabilito come alleanza del popolo e luce delle nazioni»; 49,6: «Io ti renderò luce delle nazioni, perché porti la mia salvezza fino all’estremità della terra»). Nel NT la luce indica la salvezza portata da Cristo (cf Lc 2,32: «luce per rivelarti alle genti e gloria del tuo popolo, Israele»; Gv 8,12: «Io sono la luce del mondo»; Ef 5,8. «Un tempo infatti eravate tenebra, ora siete luce nel Signore. Comportatevi perciò come figli della lice»), luce del mondo (Gv 9,5: «Finché io sono nel mondo, sono la luce del mondo»; 12,46: «Io sono venuto nel mondo come luce»).
mondo
Il termine usato è kosmos, che originariamente significava «ordine», «ornamento» (da cui la «cosmetica»), ma che viene usato per intendere «universo», o, come in questo caso «mondo».
città che sta sopra un monte
Si fa riferimento, probabilmente, a Gerusalemme, che sorge sul monte Sion.
v. 15
moggio
Recipiente per misurare il grano, usato anche come mensola. Al tempo di Gesù la fiamma si otteneva dai grassi, e spegnere una lampada significata riempire la stanza d’un puzzo insopportabile. Per questo si usava mettere un moggio o un altro recipiente sulla fiamma, ottenendo che si spegnesse per mancanza di ossigeno senza mandare cattivo odore.
casa
In Oriente, la «casa» della gente semplice comprende soltanto una stanza.
v. 16
le vostre opere buone
Quelle di cui il Discorso della Montagna presenta qualche esempio.
MEDITAZIONE
Interpretazione del testo
v. 13
Voi siete il sale della terra;
La comunità cristiana è «sale» quando ha il sapore delle Beatitudini. Ed è «sale della terra», poiché il Vangelo dà senso non solo all’esistenza personale, ma anche a quella di ogni persona e di tutta la comunità umana. Sorprende a prima vista la messa in guardia circa la possibilità di perdere sapore, ma resta vero che il sale si può adulterare e quindi avere meno forza. Il credente perde autorevolezza e significato quando il suo vivere non ha più il sapore del Vangelo: il discepolo che non ha il sapore di Cristo non serve a nessuno.
Matteo, identificando i discepoli con il sale e mettendo questo in rapporto con la terra, trasforma il detto in una direttiva riguardante i loro rapporti con quelli che si trovano all’esterno della comunità: verso di essi i discepoli devono svolgere un ruolo di testimonianza, basato però su una piena e personale assimilazione del messaggio di Gesù. Il potere del sale è semplice: condisce, depura, protegge dalla putrefazione. Similmente i discepoli di Gesù devono preservare il mondo dalla corruzione. Senza la loro presenza e la loro condotta, il mondo si presenterebbe agli occhi di Dio come corrotto, in fase di decomposizione.
ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato?
Agendo secondo le Beatitudini, i discepoli danno sapore alla vita, che diventa gradita a Dio. Gesù ammonisce i discepoli a tenere sapore, a non essere scadenti o già scaduti, perché rischierebbero di essere nel mondo insignificanti per tutti.
A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente.
Il significato dei discepoli per il mondo corrisponde a quello del sale per il cibo: sono insostituibili. Ma l’accento non è posto su questo punto, ma sulla possibilità di fallire. Il sale può diventare senza gusto, e allora non c’è più nulla con cui si possa salare.
v. 14
Voi siete la luce del mondo;
La seconda immagine è quella della «luce», che indica la testimonianza che i credenti devono dare a tutta l’umanità mediante la loro esistenza modellata sull’insegnamento di Gesù.
non può restare nascosta una città che sta sopra un monte,
Questa affermazione, a prima vista fuori tema, si collega con la precedente, in quando la luce divina risplende soprattutto nella città santa, la quale, elevata su u alto monte, deve a sua volta illuminare tutte le nazioni le quali saliranno un giorno in pellegrinaggio fino ad essa per dare lode a Dio (cf Is 2,5: «Casa di Giacobbe, venite, camminiamo nella luce del Signore»; 60,1.3: «Alzati, rivestiti di luce, perché viene la tua luce… Cammineranno le genti alla tua luce»; 62,1: «Per amore di Sion non tacerò, per amore di Gerusalemme non mi concederò riposo, finché non sorga come aurora la sua giustizia e la sua salvezza non risplenda come lampada»).
La città sopra il monte simboleggia la forza di attrazione della comunità cristiana. Ai discepoli è affidata la luce perché la facciano risplendere.
v. 15
né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa.
L’immagine della luce viene presentata in una prospettiva diversa: il credente non è più detto luce, ma lampada poiché riceve da Cristo la sua luce. Naturalmente la lampada svolge il suo compito solo se è messa sul lucerniere e non viene nascosta.
v. 16
Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli.
«Non dunque “perché siate visti dagli uomini”, con l’intenzione di convertirli a voi, perché se siete qualcosa non lo siete da voi, ma “perché glorifichino il Padre vostro che è nei cieli”, convertendosi al quale diventino quello che voi siete» (S. Agostino, La città di Dio, 5,13-16). Il cristiano deve sfolgorare davanti agli uomini come esempio efficace. Il cristiano che è luce e sale, che, cioè, testimonia nella vita le beatitudini, spronerà altre persone ad amarlo, procurando la gloria di Dio Padre.
Applicazione alla mia vita
La mia vita è saporita? Questo accade solo quando riesco a dare senso alla mia esistenza grazie al Vangelo. Spesso però la vita è insipida e scialba, così come la mia testimonianza. Anche la mia luce si è affievolita…
PREGHIERA
- Signore, fammi riscoprire il sapore della vita…
- Signore, fammi tornare a splendere della tua luce…
- Signore, aiutami a vivere le Beatitudini…
Gusto, senza più bisogno di parole, la presenza di Dio.
Cerco di vedere me stesso e il mondo come li vede lui.
Salmo 27
Il Signore è mia luce e mia salvezza:
di chi avrò timore?
Il Signore è difesa della mia vita:
di chi avrò paura?
Quando mi assalgono i malvagi
per divorarmi la carne,
sono essi, avversari e nemici,
a inciampare e cadere.
Se contro di me si accampa un esercito,
il mio cuore non teme;
se contro di me si scatena una guerra,
anche allora ho fiducia.
Una cosa ho chiesto al Signore,
questa sola io cerco:
abitare nella casa del Signore
tutti i giorni della mia vita,
per contemplare la bellezza del Signore
e ammirare il suo santuario.
Nella sua dimora mi offre riparo
nel giorno della sventura.
Mi nasconde nel segreto della sua tenda,
sopra una roccia mi innalza.
E ora rialzo la testa
sui nemici che mi circondano.
Immolerò nella sua tenda sacrifici di vittoria,
inni di gioia canterò al Signore.
Ascolta, Signore, la mia voce.
Io grido: abbi pietà di me, rispondimi!
Il mio cuore ripete il tuo invito:
«Cercate il mio volto!».
Il tuo volto, Signore, io cerco.
Non nascondermi il tuo volto,
non respingere con ira il tuo servo.
Sei tu il mio aiuto, non lasciarmi,
non abbandonarmi, Dio della mia salvezza.
Mio padre e mia madre mi hanno abbandonato,
ma il Signore mi ha raccolto.
Mostrami, Signore, la tua via,
guidami sul retto cammino,
perché mi tendono insidie.
Non gettarmi in preda ai miei avversari.
Contro di me si sono alzàti falsi testimoni
che soffiano violenza.
Sono certo di contemplare la bontà del Signore
nella terra dei viventi.
Spera nel Signore, sii forte,
si rinsaldi il tuo cuore e spera nel Signore.