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L'Immacolata Concezione spiegata frettolosamente

Teofilo in cammino
Pubblicato da in Madonna ·
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L’Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria è un dogma della fede cattolica secondo cui la Madonna fu preservata dal peccato originale fin dal primo momento del suo concepimento. Se possiamo permetterci di essere stringatamente sfacciati, dovremmo così sintetizzare:
  • L’uomo e la donna avevano peccato e si erano allontanati da Dio.
  • Da quel momento tutti gli uomini sono segnati dal peccato originale.
  • Il peccato originale inclina l’uomo al male piuttosto che al bene.
  • Per salvare l’umanità, il Figlio si deve incarnare e nascere nel mondo.
  • Ma non può nascere da un essere toccato dal peccato.
  • Così Dio, in previsione della salvezza portata da Gesù…
  • … anticipa questa salvezza per Maria.
  • Maria viene concepita senza peccato originale.
  • Cristo può nascere nel mondo, e salvare tutti.
  • Tutti continuano a essere segnati dal peccato originale.
  • Il Battesimo ci toglie il peccato originale e ci rende immacolati come Maria.
  • Ma tutti, proprio perché abbiamo conosciuto il peccato, continuiamo ad essere più inclini al male che al bene.

Chiedendo scusa per l’eccessiva semplificazione, per poter essere più chiari, dobbiamo capire che cos’è un “dogma”: «è una verità di fede insegnata dalla Chiesa come rivelata da Dio». Il fatto ch questa verità sia “proclamata” sottolinea il fatto che non è inventata dalla chiesa, o dal papa, ma è semplicemente resa nota, potremmo quasi dire “pubblicata ufficialmente”. Infatti non può che far riferimento alle fonti della rivelazione: la Scrittura e la Tradizione. Nel caso dell’Immacolata, la proclamazione avviene l’8 dicembre 1854 con la Costituzione apostolica “Ineffabilis Deus” di papa Pio IX.

Già nel primo paragrafo, il papa chiarisce tutto:
«Dio ineffabile, le vie del quale sono la misericordia e la verità; Dio, la cui volontà è onnipotente e la cui sapienza abbraccia con forza il primo e l’ultimo confine dell’universo e regge ogni cosa con dolcezza, previde fin da tutta l’eternità la tristissima rovina dell’intero genere umano, che sarebbe derivata dal peccato di Adamo. Avendo quindi deciso, in un disegno misterioso nascosto dai secoli, di portare a compimento l’opera primitiva della sua bontà, con un mistero ancora più profondo – l’incarnazione del Verbo – affinché l’uomo (indotto al peccato dalla perfida malizia del diavolo) non andasse perduto, in contrasto con il suo proposito d’amore, e affinché venisse recuperato felicemente ciò che sarebbe caduto con il primo Adamo, fin dall’inizio e prima dei secoli scelse e dispose che al Figlio suo Unigenito fosse assicurata una Madre dalla quale Egli, fatto carne, sarebbe nato nella felice pienezza dei tempi. E tale Madre circondò di tanto amore, preferendola a tutte le creature, da compiacersi in Lei sola con un atto di esclusiva benevolenza. Per questo, attingendo dal tesoro della divinità, la ricolmò – assai più di tutti gli spiriti angelici e di tutti i santi – dell’abbondanza di tutti i doni celesti in modo tanto straordinario, perché Ella, sempre libera da ogni macchia di peccato, tutta bella e perfetta, mostrasse quella perfezione di innocenza e di santità da non poterne concepire una maggiore dopo Dio, e che nessuno, all’infuori di Dio, può abbracciare con la propria mente».

L’uomo e la donna avevano peccato e si erano allontanati da Dio.
Il peccato di Adamo ed Eva è “originale”: risale alle origini, ed è connesso strettamente con la natura stessa dell’uomo, la sua costituzione e il suo carattere. È, potremmo dire, il modello originale di tutti i peccati, che quindi non sono che sue “riproduzioni”. Prima che qualcuno mi accusi di essere creazionista ed oscurantista, ricordiamo che il racconto che il libro della Genesi fa della creazione non vuole dirci come sono andate storicamente le cose, ma come comprendere l’origine dell’uomo in una dimensione di fede.
Spero di non scandalizzare nessuno, ma Adamo ed Eva non sono personaggi storici. Sono personaggi fantastici di un racconto simbolico che risente della visione religiosa, morale, filosofica, scientifica dell’autore ebreo che storicamente l’ha scritta (in realtà più autori e in epoche diverse). Sono anche evidenti i riferimenti alla cultura Mesopotamica, e questo ci suggerisce che forse, almeno alcune parti del racconto, hanno a che fare con il periodo dell’esilio a Babilonia, tra il VII e il VI secolo a.C..
Sono stati versati fiumi d’inchiostro per spiegare in cosa davvero consista il peccato originale, ma, di nuovo semplificando troppo, chiariamo che non ha niente a che fare con il sesso. I progenitori mangiano, tentati dal serpente, il frutto dell’albero della conoscenza del bene e del male: vogliono essere come Dio, sostituirsi a lui e poter scegliere da soli cosa è giusto e cosa è sbagliato. La creatura vuole farsi Creatore. Ma questa libertà senza limiti che tanto desiderano, si rivela essere un inganno. Certo, i loro occhi “si aprono”, ma quello che vedono è solo la loro miseria, piccolezza e imperfezione. E si rendono conto di aver tradito il loro bene più importante, Dio.

Da quel momento tutti gli uomini sono segnati dal peccato originale.
Il peccato originale è quindi la macchia, originaria, di ogni uomo. Noi nasciamo con questo difetto di fabbrica: non perché sia sbagliato il progetto, ma perché c’è un difetto nella produzione che non può essere corretto. I genitori lo trasmettono ai loro figli, semplicemente generandoli.
Stiamo attenti: il peccato originale non è un peccato come tutti gli altri, che si definiscono “personali”. Il peccato personale «è un atto umano, che richiede il concorso della libertà, e si manifesta in atti esterni, in parole o in atti interni». È una presa di posizione netta e chiara contraria a Dio. Per questo il peccato originale non è personale: come fa un bambino appena nato, o appena concepito, a peccare personalmente contro Dio?

Il peccato originale inclina l’uomo al male piuttosto che al bene.
Anche se non derivando da un atto concreto, il peccato originale però segna in qualche modo la nostra esistenza. Avendo fatto, anche se inconsapevolmente, esperienza del peccato, gli uomini si ritrovano ad avere una certa “inclinazione al male”. Cioè ci rendiamo conto che fare il male è più facile che fare il bene, che per noi è più comodo, più affascinante, più utile. Anche se a volte riusciamo ad essere altruisti, per la maggior parte delle volte siamo egoisti.
E così nasce la famosa immagine per cui la strada che conduce all’inferno, alla morte e alla perdizione è una grande autostrada in discesa con tutte le comodità, mentre la strada per il paradiso, alla vita e alla salvezza risulta essere un piccolo e faticoso sentiero di montagna.

Per salvare l’umanità, il Figlio si deve incarnare e nascere nel mondo.
La faccio breve: è un discorso di economia… della salvezza, cioè del piano di Dio. Visto il problema dell’allontanamento dell’uomo, Dio corre ai ripari, o meglio, nella sua infinita sapienza, aveva già pronto il piano di recupero: Gesù.
Dio avrebbe potuto salvare il mondo in innumerevoli modi diversi, ma (per motivi che non posso spiegare qui) ha deciso di nascere come uomo, tra gli esseri umani, da una donna. Come solo un buon corso di cristologia potrebbe spiegare esaustivamente, Gesù è «vero uomo e vero Dio», e in lui si uniscono, ma non si confondono, la natura umana e quella divina.

Ma non può nascere da un essere toccato dal peccato.
Così Dio, in previsione della salvezza portata da Gesù…
… anticipa questa salvezza per Maria.
Dio non vive nel tempo. Solo per noi, che viviamo in linea retta, concetti come passato e futuro hanno un senso. Quella salvezza che riporterà in carreggiata la creazione, e che Gesù ci ha donato attraverso la morte, ma soprattutto la sua risurrezione, ha una valenza universale. Proprio perché così infinita, Dio la dona, in maniera speciale e straordinaria, nel momento del concepimento di Maria, perché possa essere preservata dal peccato originale.

Maria viene concepita senza peccato originale.
Cristo può nascere nel mondo, e salvare tutti.
Il Signore però non si costruisce semplicemente un’incubatrice perfetta che possa farlo entrare nel mondo. Maria è libera come tutti gli uomini dovevano essere secondo il piano di Dio. Ma un essere libero da ogni influenza del male, non avrebbe mai potuto dire un egoistico no all’amore di Dio. All’angelo che le annuncia la nascita di Gesù, Maria risponde con il sì dell’amore e della donazione, e proprio perché non rabbuiato da nessuna ombra, questo sì è perfetto.

Tutti continuano a essere segnati dal peccato originale.
Il Battesimo ci toglie il peccato originale e ci rende immacolati come Maria.
Ma tutti, proprio perché abbiamo conosciuto il peccato, continuiamo ad essere più inclini al male che al bene.
Noi non abbiamo la fortuna di Maria. Come dicevamo prima, il peccato originale con cui siamo generati si ripercuote sulla nostra esistenza. Certo Dio ci salva: attraverso il Battesimo siamo resi figli di Dio e fratelli di Gesù, siamo uniti al suo corpo che è la Chiesa, e ci viene cancellato il peccato originale. La veste bianca che abbiamo ricevuto in quella occasione, è proprio simbolo della nuova vita, immacolata, che abbiamo ricevuto. Ma per noi l’inclinazione al male rimane, e dobbiamo lottare ogni giorno per fare il bene, e riuscendoci solo ogni tanto. E la nostra veste bianca continua a macchiarsi.
Per questo la vita cristiana è difficile, perché è in salita ed è faticosa. Ma Dio non ci fa mancare mai il suo amore, e sapendo che siamo peccatori ci ha riempito di doni: i sacramenti, tra cui la Penitenza con cui possiamo accogliere il suo perdono, ma soprattutto l’Eucaristia, il vero pane del cammino che ci nutre e sostiene; la Parola, con la quale continua a parlare a nostro cuore e a farci fare esperienza della sua vicinanza; la comunità, in cui trovare sostegno, accoglienza, fraternità, e che ci fa ricordare che è più facile camminare insieme, in cordata; i poveri: il vero e unico tesoro prezioso.

Alla fine di tutto, mettiamoci davanti alla Vergine Immacolata. Maria è vera icona, immagine, di quello che dovremmo essere, di quello di dovremmo cercare di essere, di quello che dovremmo desiderare di essere.

Buon cammino.



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