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L’Avvento come tempo di “allenamento” a riconoscere il Signore

Teofilo in cammino
Pubblicato da in Tempi liturgici ·
Tags: avventonatalepreparazionedomencacamminospirituale

L’Avvento è un tempo strano. È un tempo di preparazione al Natale, e come tale è tutto dedicato alla preparazione del menù del pranzo con i parenti, o a comprare i regali da mettere sotto l’albero. Ma, per i cristiani, è un tempo liturgicamente “forte”, un periodo in cui esercitarsi a riconoscere il Signore che ci viene incontro. È possibile immaginare l’Avvento come un allenamento, che rinforzi, definisca o magari snellisca il nostro spirito, la nostra “vista spirituale”.

L’esercizio consiste nel ricordare e celebrare la “prima” venuta di Gesù, quella storica nella Betlemme di più di 2000 anni fa, con Maria e Giuseppe, il bue e l’asino, i pastori, la stella, e tutto quello che mettiamo nel presepe, e che avrà il suo apice nel Natale. Questa memoria ci apre però all’attesa della sua venuta “ultima”, quella alla fine dei tempi, quando «il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria», farà risorgere i morti, ci metterà tutti in riga e deciderà chi può stare alla sua destra e vivere per sempre, e chi deve stare alla sua sinistra e quindi morire per sempre (Matteo 25,21-46). Facendo memoria del passato e aspettando la fine futura, i cristiani si allenano a riconoscere tutte le venute “intermedie” di Dio, quelle di oggi, e di ogni oggi della nostra vita. Infatti lui ci viene incontro continuamente: nella Parola, nei sacramenti, nella comunità, nei poveri… e sta a noi riconoscerlo ed accoglierlo.

Tutto questo confluisce nella scelta delle letture che caratterizzano ogni giorno dell’Avvento, e lo rendono un profondo e proficuo viaggio spirituale. Prima di tutto bisogna distinguere le domeniche da tutti gli altri giorni della settimana, perché «le letture del Vangelo hanno una loro caratteristica propria» (Introduzione al Lezionario, n. 93). Nel nostro cammino spirituale saranno le quattro grandi tappe che scandiranno questo tempo. La prima ( 1° dicembre) ci annuncia l’imminente venuta del Figlio dell’Uomo nella gloria, in un giorno e un’ora che non conosciamo (Matteo 24,37-44). Siamo chiamati ad essere vigili ed attenti per riconoscere i segni della venuta del Signore.

Quest’anno la seconda domenica di Avvento non si celebrerà, perché cade l’8 dicembre. La Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, facendo uno strappo alla regola, ha concesso alla chiesa italiana di celebrare la solennità dell’Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria. Sentire il Vangelo dell’Annunciazione (Luca 1,26-38), ci fa rendere conto che anche noi, come lei, siamo chiamati a rispondere all’appello di Dio e ad accogliere il dono di grazia ed amore che vuole farci. La Vergine diventa modello di ogni credente che accoglie.

La terza domenica (15 dicembre) ci presenta la figura di Giovanni Battista (Matteo 11,2-11). Veniamo invitati a riconoscerlo come il “precursore”, colui che viene prima, e che annuncia l’arrivo del Salvatore. Anche oggi, proprio attraverso questi testi, Giovanni continua ad avvisarci: dobbiamo prepararci, pentirci e convertirci. È questa la famosa Domenica Gaudete, che prende il nome proprio dalla prima parola dell’antifona di ingresso della liturgia della messa («Gaudete in Domino semper …»), e che è caratterizzato dal colore “rosaceo”. Non aspettatevi però il prete vestito di rosa – anche se purtroppo accade spesso – perché è un colore che deriva dal rosso. Quando al viola, tipico dell’Avvento, viene mischiamo il bianco, che indica come l’attesa del Natale sia quasi finita, si ottiene un colore più simile al lilla, o al malva.

L’ultima domenica (22 dicembre), a ci annuncia che il Natale è ormai prossimo, attraverso i dubbi di Giuseppe, e il sogno con cui Dio gli chiede di accogliere, come Maria, questo figlio (Matteo 1,18-24) perché «viene dallo Spirito Santo… e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati». Come la sua sposa, anche Giuseppe diventa un modello per noi. Anzi, forse proprio a motivo dei suoi limiti, dei suoi dubbi, delle sue incertezze, risulta ancora più vicino alla nostra condizione. Giuseppe è l’uomo giusto che vorrebbe farsi da parte, ma che scopre che anche per lui Dio ha fatto dei piani.

Buon cammino.



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